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UTOPIA 2000 CHE RESISTE: LA TESTIMONIANZA DEL PRESIDENTE MASSIMILIANO PORCELLI

2020-04-11 16:01

Massimiliano Porcelli

News,

UTOPIA 2000 CHE RESISTE: LA TESTIMONIANZA DEL PRESIDENTE MASSIMILIANO PORCELLI

Il giorno dopo l'esplosione dei primi contagi nella zona del Lodigiano era un sabato come oggi, me lo ricordo troppo bene.Ero uscito in bicicletta e m

Il giorno dopo l'esplosione dei primi contagi nella zona del Lodigiano era un sabato come oggi, me lo ricordo troppo bene.

Ero uscito in bicicletta e mi trovavo all'altezza di Trevi (Pg), nel bel mezzo della splendida ciclo - pedonabile Assisi, Spoleto, Norcia, quando mi chiamò mio fratello al telefono. Mi chiese se avessi contezza di ciò che da lì a poco sarebbe accaduto e se, dato il mio lavoro, stessi già pensando a delle misure da prendere. Essendo lui un medico, ebbi modo subito di confrontarmi con un "addetto ai lavori" e così ci mettemmo a fare delle ipotesi, rivelatesi poi purtroppo, nei giorni successivi, molto verosimili.

Ipotesi sull'inevitabile allargamento rapido del contagio, sui rischi che avrebbe corso il personale sanitario, su quelli relativi ad un probabile intasamento delle terapie intensive, su quale sarebbe stato il comportamento delle persone di fronte a possibili chiusure e restrizioni e sulla consapevolezza che molte cose, presto, sarebbero cambiate.

Chi gestisce delle situazioni complesse ( e una cooperativa come la nostra è sicuramente un'organizzazione abbastanza complessa) sa, quanto la capacità di prevenire scenari futuri, possa risultare vitale in determinate circostanze. 

Pertanto, ancora oggi benedico quella passeggiata in bicicletta e quella chiaccchierata al telefono.

Il resto della "pedalata" infatti, mi sembrò tutta una lunga "fine ricreazione". I miei pensieri furono tutti per il lavoro.

Le preoccupazioni più grandi riguardavano i nostri servizi, soprattutto le nostre strutture a carattere residenziale: quelle per minori, quelle per nuclei mamme con bambino, quelle per anziani, questi ultimi, sicuramente i più vulnerabili.

Sentii forte la necessità di organizzarci al più presto, di non perdere tempo.

Soprattutto in ragione del fatto che già prevedevo (cosa puntualmente accaduta) che, il nostro mondo, sarebbe stato preso in considerazione per ultimo pur essendo destinato a scontare diverse e prevedibili criticità, durante un'emergenza del genere.

Al rientro, convocai subito un Cda urgente in videoconferenza con un unico punto all'O.d.g.: prepararci all'emergenza!

Poco doveva importarci se inevitabilmente tanti, tra operatori del settore e interlocutori istituzionali, avrebbero manifestato delle perplessità rispetto alle nostre proccupazioni che, almeno in quei giorni, avrebbero potuto apparire precoci.

Entrare nell'ottica di un'immminente emergenza infatti, quando tutto intorno sembra normale, è un passaggio psicologico non facile. Per nessuno.

A tale proposito, ricordo la faccia che fecero i nostri colleghi della società di basket, quando dissi loro che era mia intenzione annullare un importante torneo che  si sarebbe dovuto svolgere ad aprile e alla cui organizzazione stavano lavorando da molti mesi.

E dunque, il tempo che sarebbe trascorso dal termine di quel Cda fino all'inizio di una fase caratterizzata da chiusure e restrizioni, lo avremmo trascorso ad organnizzarci, parlando con gli altri soci lavoratori, con i dipendenti, con i collaboratori, andando in giro per strutture e servizi e cercando anche di farci capire dai nostri interlocutori istituzionali, rappresentati in larga parte, dai responsabili degli uffici del welfare dei vari Enti Locali con i quali ci rapportiamo.

Il nostro piano si sarebbe articolato su due semplici aspetti: la dislocazione dei membri del Consiglio di Amministrazione durante tutta la fase dell'emergenza e le istruzioni e i protocolli da avviare all'interno di strutture e dei servizi.

Riguardo al primo punto, si decise che io e le colleghe Jlenia Fiorentini e Angelica Cianfoni ci saremmo fermati a Bevagna (Pg) presso i nostri uffici amministrativi, all'interno del nostro "Agriturismo Etico Le Grazie" .

All'interno della Sala Riunioni, avremmo allestito una sorta di "Cabina di Regia" dalla quale saremmo riusciti a coordinare tutti i servizi, cosa non facilissima, considerata la particolare articolazione settoriale e, soprattutto territoriale degli stessi.

Da lì inoltre, avremmo potuto essere direttamente vicini e di eventuale supporto agli operatori della Comunità "Genitore con Bambino"di Gualdo Cattaneo (Pg) e avremmo potuto continuare a seguire le attività della nostra Azienda Agricola., aiutati anche da un nostro socio storico, Vittorio, all'uopo "precettato".

Alla Dott.ssa Irene Zara invece,, sarebbe toccato il compito più difficile. Coordinare direttamente tutte le nostre attività sull'Isola di Ventotene e far rispettare in modo rigido ed inflessibile tutte le consegne.

Tra queste attività infatti, c'è anche quella relativa ad una Casa Alloggio per Anziani quindi, ad altissima "criticità".

Paolo Repetto sarebbe passato in "smart working" per seguire tutte le attività di segreteria generale.

Relativamente al secondo punto invece, avremmo approntato una serie di protocolli interni da applicare rigidamente anche quando i primi DPCM, come previsto, avrebbero lasciato molti margini di ambiguità.

Riguardo alla nostra Comunità per Minori "Zagor" di Roccagorga (Lt), ci sentivamo molto tranquilli avendo sul posto un gruppo di operatori molto collaudato, coeso e professionale. Rispetto all'Asilo Nido e il relativo Polo per l'Infanzia di Cori (Lt) avevamo intuito che si sarebbe andati verso la chiusura temporanea e quindi avremmo chiesto ad alcune colleghe di tenersi a disposizione per eventuiali sostituzioni da effettuare in caso di quarantene e/o isolamenti fiduciari di operatori in servizio nelle strutture più a rischio.

Restava tanto rammarico per il Basket e per tutte le belle progettualità intraprese anche in quel settore, ma era nell'aria la sospensione di tutte le attività puntualmente decretata dalla F.I.P qualche giorno dopo.

Tutto il nostro perimetro d'azione dunque era stato circostritto e preparato.

Il resto di quella riunione fu dedicato ad una serie di simulazioni di turnazioni speciali e al reperimento di luoghi dove trascorrere o far trascorrere eventuali isolamenti.

Così, i giorni successivi sono stati soltanto un lento avvicinamento al "Lockdown" dei primi di marzo.

Adesso, dopo tutto questo tempo, seppur ancora lontani dalla "Fase 2", cosa dire?

Innanzitutto un grande dolore per i tanti morti. Alcuni sono colleghi caduti sul campo, come l'indimenticabile Eugenio De Crescenzo, un'icona del nostro settore, contagiatosi insieme ad altri amici proprio durante una riunione indetta per il contrasto al Covid - 19.

In secondo luogo una certa preoccupazione con la quale conviviamo tutti i Santi giorni, dovuta alla paura che il virus possa entrare in una delle nostre strutture.

Poi però anche il dovere di guardare il bicchiere mezzo pieno.

Certo, viviamo da più di un mese barricati all'interno di una delle nostre sedi lavorative, senza poter vedere i nostri familiari ma questo ci è capitato già molte altre volte in passato e non ha costituito un grandissimo problema anzi, è l'occasione per riconciliarsi con il proprio lavoro e perché no? per miglioralo, per migliorarsi.

Di sicuro è cambiato il contenuto di alcuni dibattiti sul "dopo", almeno su quel "dopo" che ci riguarda più direttamente.

In alcuni di questi, si auspica il recupero da parte di tutti, di un certo spirito di collaborazione collettiva e questo dovrebbe rendere felici i cooperatori come noi che invece ce l'hanno scolpito nel proprio dna, da sempre.

In altri si evidenzia il bisogno di riscoprire il sentimento di solidarietà all'interno delle proprie comunità e questo dovrebbe rendere orgogliosi, almeno noi di Utopia 2000, premiati più volte per progetti come "La Comunità nella Comunità" o "Il Borgo Solidale".

In altri ancora si invocano forme di economia maggiormente redistributiva per il futuro. Bene, ci facciamo convegni da 20 anni. Se qualcuno vorrà, siamo a disposizione per il confronto.

In ultimo ci incuriosisce invece che, grazie a questa emergenza, qualcuno si sia finalmente accorto di quanto sia "essenziale" il lavoro svolto da tanti nostri colleghi operatori che coraggiosamente, anche in questo momento, vivono come in un'unica famiglia all'interno di strutture comunitarie.

Mi auguro che questo apprezzamento, rimanga anche per il futuro, perché sento ancora forte l'eco dell'urlo isterico di quell'orda indistinta di supporter sfegatati che ci additavano come quelli del "Businnes delle Case Famiglia", quelli "di Bibbiano" ecc,

Non sia mai più!

Personalmente poi cosa dire? Trascorro questo periodo all'interno di un posto incantevole dove alterno il lavoro amministrativo di Presidente con quello altrettanto importante di "Socio - Contadino", orgoglioso più di prima di essere un Cooperatore Sociale.

Un orgoglio rafforzato da tanti miei soci e colleghi che non stanno arretrando di un millimetro rispetto a tutte le difficoltà di questo periodo.

Sono sempre più persuaso del fatto che, il migliore degli investimenti personali, in questi ultimi anni, sia stato quello fatto "nell'economia delle relazioni", che mi consente di vivere serenamente questo strano presente e altrettanto serenamente di guardare al futuro.

Approfitto di questo tempo sospeso, per ragionare su nuove progettualità adatte agli scenari che seguiranno quest'evento epocale e per concedermi qualche stucchevole riflessione sul senso delle cose.

Le mie, le nostre, almeno in questo momento, sembra abbiano più senso.


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